Martini ai tre GIN
Il Vallombrosa un gin d’altri tempi
Il gin fatto dai frati benedettini dell’abbazia vicino a Reggello è leggendario. Rarissimo, aromatizzato con i botanicals che i monaci trovano in zona, procurarsene una bottiglia non è semplice, persino mettendosi in pellegrinaggio per l’abbazia.
Leggete il bel racconto di Sapo Matteucci, “Una giornata ideale per i Cocktail Martini”, in cui il protagonista rischia di farsi arrestare dalla banda Carità a causa della sua passione per il gin Vallombrosa e soprattutto per il Dolin, vermouth pochissimo autarchico. Il Vallombrosa è la storia del gin. Diversissimo da qualunque altro distillato abbiate provato, è un po’ quello che si pensa dovrebbe essere l’old tom gin. Al naso il ginepro è netto, assertivo, ma dietro c’è qualcosa d’altro. Io non l’ho saputo individuare, ma fornisce il carattere alla bevanda. Un gin d’altri tempi, ombroso, dal sapore di muschio che mal tollera i compromessi. Sa di sasso, di pietra, di terra Toscana, di uomo italiano. Dolce in modo sorprendente, soprattutto se assaggiato con qualche goccia d’acqua. E’ un vero un “sipping” gin, un gin da sorseggiare liscio con i suo 47°, da meditazione per un dopo cena.
E qui c’è la ricetta di Sapo Matteucci tratta dal suo racconto che troviamo all’interno del libro Martini Eden.
Martini ai tre gin
2 cl di gin dry Vallombrosa
2 cl di gin Fifty pounds
2 cl di Beefeater
I gin vanno conservati nel freezer
Qualche goccia di vermouth Dolin Dry
Nel mixing glass pieno di ghiaccio si aggiunge il vermouth, lo si mescola con energia, poi si aggiungono i tre gin e si ripete il vigoroso mescolamento. Infine, si filtra in una coppetta da Martini gelata.